Esistono tante possibili e differenti modalità di fruizione di un’opera d’arte, esiste un modo di vedere un’opera nel suo insieme e poi esiste una possibilità di concentrarsi sui particolari. Esattamente come la lettura di un testo, che ha sempre almeno un doppio movimento, uno la pagina nel suo contesto, l’altro riga per riga, dettaglio per dettaglio. Le opere di Capone non prevedono “un” occhio che costringe a “uno” sguardo, ma lasciano sempre aperte più scelte, più narrazioni, rendendo il visitatore il vero curatore, in una continua, attenta e fertile dispersione di lettura e di visione. Ogni opera di Capone è solo una delle possibilità storicamente offerte dalle condizioni di appartenenza a una tradizione, dalla distanza temporale, dal ruolo dell’interprete. Non cerca di imporre un modello, anzi resta una esperienza unica, che rifiuta la serialità della ripetizione riconoscendo l’importanza del porre e mantenere aperte delle possibilità
Paolo Serafini